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lunedì 1 ottobre 2012

MAKHNO - RECENSIONE BLOW UP


BLOW UP
MAKHNO - SILO THINKING

Canti di battaglia, di lotta alla banalità dell’esistenza, in rivolta contro la passività. Makhno è il progetto solista di Paolo Cantù, ideale fusione di tutte le sue esperienze precedenti ( da Tasaday a Six Minute War Madness, da A Short Apnea a Uncode Duello) in un condensato di idee e emozioni che paiono scaturire dal nucleo stesso della sua personale ispirazione. Registrazioni grezze, operate in totale autonomia e contraddistinte dall’ accurato uso di nastri preregistrati che di volta in volta costituiscono gli elementi narrativi attorno ai quali ruota tutto l’impianto strumentale  (il sample della voce di Stiv Livraghi in Stiv, il frammento cinematografico di Remember), musica di un’anima messa a nudo, autentica e toccante. La Makhnovtchina ha l’incedere della marcia di guerra, la fierezza della giusta causa, dell’opposizione eroica ad un nemico che appare soverchiante ma non invincibile, Ulrike è una nube elettrica che avvolge la voce della Meinhoff in una sorte di evocazione medianica, Zena è una visionaria cronaca di tumulti su una danza macabra di riff distorti e batteria. L’atmosfera è da ultima sacca di resistenza: vivere o morire. Proprio come nelle parole di Federico Ciappini ( l’ex vocalist di Six Minute War Madness) nel brano di chiusura Custer:”…noi siamo così Paolo, circondati e senza alcuna speranza di salvezza…Dammi due pistole Paolo, che voglio morire come il Generale Custer.”

Massimiliano Busti

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